Soprattutto per supportare acciaierie e impianti chimici che necessitano di un potente combustibile – i cosiddetti settori “hard-to abate” – servirà un gas, ma che possa essere “pulito”, come può essere l’idrogeno. Buona parte dell’idrogeno utilizzato oggi viene prodotto attraverso il processo di steam reforming di gas e carbone e tutto ciò genera CO2, tra 70 e 100 milioni di tonnellate all’anno ha stimato la Ue. Ma il motivo per il quale la stessa Commissione, come anche l’Agenzia internazionale per l’ambiente e l’Irena ora puntano su questo combustibile è perché i costi per produrre in modo del tutto green l’idrogeno stanno diventando via via più competitivi (soprattutto in grandi impianti che consentono economie di scala), tanto da far ritenere che nel 2030 si possa raggiungere un’equivalenza con l’idrogeno prodotto da fonti fossili. Quest’ultimo, secondo la bozza Ue, oggi ha un costo di 1,5-1,7 euro per chilo. L’idrogeno green è prodotto con energia elettrica di fonte rinnovabile che, attraverso l’elettrolisi, scompone l’acqua in idrogeno e ossigeno. Il costo di questo processo oggi oscilla tra 2,5 e 5 euro. E poi c’è l’idrogeno blu, definizione attribuita alla generazione di questo gas da fonti fossili quando è accompagnata da un processo che scorpora e cattura la CO2, che può essere stoccata altrove. In questo caso il costo si attesta attorno a 2,5 euro al chilo.
La Ue individua l’idrogeno green come la strada maestra da intraprendere per la decarbonizzazione, con l’obiettivo di portare da 4 gigawatt di capacità installata gli impianti di elettrolisi nel 2024 a 40 gigawatt nel 2030, con investimenti fino a 15 miliardi. Ma poiché i costi sono ancora elevati è previsto un periodo transitorio nel quale l’approvvigionamento può essere garantito con idrogeno blu.
E poi la Gemania guarda alle alleanze con le case automobilistiche tedesche, per sviluppare l’auto a idrogeno, che forse richiede meno investimenti dell’auto elettrica. Alleanze con case automobilistiche come la Toyota sono state fatte anche dall’Eni, che negli ultimi tempi ha rifocalizzato la sua strategia verso fonti meno inquinanti puntando anche su idrogeno e su tecnologie che consentano la cattura della CO2 direttamente sulle auto. Oltre a investire anche sulle stazioni di servizio per il nuovo gas. E anche qui c’è un fronte di contrapposizione con la strategia delle utilities, che puntano invece su auto elettrica e infrastrutture per le colonnine di ricarica. Eni sta poi lavorando al polo internazionale per la cattura e lo stoccaggio della CO2 a Ravenna, utilizzando i giacimenti di gas esauriti nell’adriatico: tra le ipotesi di sviluppo c’è la produzione di idrogeno blu.