Da un’analisi Mip-Politecnico Milano: in quali direzioni si muoveranno ottimizzazioni dei costi e investimenti? Quale sarà la struttura organizzativa? Che peso avrà lo smart working? L’impatto del coronavirus sull’economia sta accelerando i grandi trend di cambiamento delle imprese. Come cambieranno ottimizzazioni dei costi e investimenti? Quali soluzioni organizzative e cosa ne sarà degli uffici?
1. Innovazione continua indispensabile
«Bisogna – spiega Federico Frattini, Dean del MIP Politecnico di Milano – far fronte a una disruption delle filiere globali, di cui molte delle nostre Pmi fanno parte, che le mettono nelle condizioni di non disporre degli approvvigionamenti necessari a garantire continuità alle loro operations. Una riflessione importante da fare è che nonostante ora si veda l’uscita dalla crisi, i tempi duri o comunque differenti rispetto a quelli cui siamo abituati, sono destinati a durare, più a lungo di quanto ci si possa immaginare oggi. E soprattutto negli anni a venire la pandemia ci restituirà una società e un sistema economico molto differente da quello che conosciamo, e contraddistinto da continui cambiamenti. In questo contesto, l’innovazione assumerà un’importanza centrale nelle strategie e nei comportamenti delle imprese, e dovrà farlo anche e soprattutto in quelle imprese (ad esempio le Pmi) che sono per loro natura meno innovative e meno propense ad adottare nuovi modelli di innovazione. In particolare, credo diventerà prioritario sviluppare un’organizzazione agile, flessibile, capace di adattarsi ai continui cambiamenti e opportunità che l’uscita dalla crisi comporterà. Questo significa sviluppare una cultura orientata all’imprenditorialità, all’innovazione continua, e significa anche rendere i propri processi più in grado di adattarsi al cambiamento che diventerà una costante nel post-crisi».
2. Accelerazione su sostenibilità ambientale e circular economy
«Il paradigma è definitivamente cambiato – spiega Davide Chiaroni, Associate Dean for Corporate Relations del MIP Politecnico di Milano – oggi Tesla (paladina della mobilità elettrica e dell’integrazione con la generazione distribuita) vale in Borsa più di Toyota, il 40% della produzione elettrica in Italia dipende dalle rinnovabili, vi è una gara – che continua nonostante il Covid – a rendere i sistemi industriali più circolari, come occasione di rilancio per la nostra economia. Senza dimenticare, infine, che i sistemi circolari sono strutturalmente più resilienti di quelli “tradizionali”: una caratteristica in più che il Covid sicuramente ci ha fatto apprezzare».
3. Supply chain nel nome di flessibilità e digitalizzazione
«Il Covid-19 ha prodotto impatti significativi sulle supply chain, che si sono ritrovate inaspettatamente incapaci di consegnare i prodotti e i servizi e povere dei componenti e dei materiali necessari alle attività di produzione – sottolinea Antonella Moretto, Associate Dean for Open Programs del MIP Politecnico di Milano – . Un impatto iniziato dalla Cina e riscontrato in Europa, ancora prima che il contagio fosse visibile. Temi quali la gestione del rischio di supply chain, l’attenzione alla continuità di fornitura, il monitoraggio dei partner sono diventati improvvisamente molto attuali. Ora che le filiere stanno tornando ad avviarsi, la domanda riguarda cosa ci possiamo aspettare che accadrà alle filiere nel futuro. Le principali modifiche che ci possiamo aspettare vertono, a mio parere, intorno a tre concetti principali e molto interconnessi: flessibilità, digitalizzazione, integrità. Infine, integrità significa che le supply chain più che mai hanno dimostrato la necessità di un approccio integro e integrato dei diversi flussi: fisico, informativo e finanziario. Recuperare l’integrità di gestione di questi flussi, comprendere veramente l’importanza di gestire la competizione a livello di filiera invece che a livello di impresa, ha dimostrato quanto mai la propria efficacia gestionale».
4. Operations e Industria 4.0, il traino delle tecnologie digitali
«Le tecnologie digitali nell’era post Covid cambiano ruolo. Le organizzazioni devono ripensarsi. I modelli di business devono essere rivisti – sottolinea Sergio Terzi, Associate Dean for Executive Education del MIP Politecnico di Milano – le tecnologie digitali, da strumento di produttività, diventano strumento necessario, quasi un prerequisito per rimanere sul mercato. Affermano definitivamente il ruolo di asset abilitante per affrontare le sfide globali. La chiave sta nell’identificare il loro nuovo ruolo nella fabbrica, nella supply chain e nella relazione con il cliente. Le organizzazioni devono affrontare una sfida diversa, un modo nuovo di pensare all’allocazione delle proprie risorse, umane e non. I modelli di business – che già stavano cambiando – accelerano il ritmo di ricerca, modifica e sperimentazione. Chi li individuerà e saprà adottarli velocemente acquisirà un vantaggio competitivo difficile da eguagliare».
5. Organizzazione e Smart Working
«È evidente a tutti come l’emergenza sanitaria che abbiamo vissuto nei mesi passati abbia obbligato le aziende a “buttarsi” senza salvagente nel mare digitale, imparando a nuotare in fretta», spiega Filomena Canterino, Direttore del nuovo Master in People Management nell’era digitale del MIP Politecnico di Milano. Investire del tempo nel riflettere sulla propria “filosofia” organizzativa e su quali cambiamenti introdurre nella macro struttura, che deve necessariamente diventare più agile almeno per le funzioni chiave, è fondamentale anche in una situazione di urgenza ed emergenza. Altrimenti, l’innovazione tecnologica di per sé non sarà efficace nel lungo termine, generando un effetto boomerang, soprattutto se l’obiettivo è incentivare la flessibilità di tempi e luoghi di lavoro senza riflettere sulla cultura aziendale e l’autonomia decisionale concessa ai gruppi di lavoro. La parola chiave è flessibilità, e in questo il supporto tecnologico è fondamentale. Pensiamo ad esempio che nei prossimi 18 mesi la pianificazione della domanda per le imprese manifatturiere potrebbe essere fatta su un orizzonte mensile, o addirittura settimanale, in funzione dell’andamento della situazione socio-economica e sanitaria generale. Questo, combinato con la necessità di gestire in modo dinamico le assenze per motivi di salute o di necessità personali legate all’emergenza sanitaria, rende fondamentale il dotarsi di sistemi di workforce management fortemente integrati con i sistemi informativi di produzione, per garantire sia efficienza che qualità del lavoro».
6. Digital Transformation, gettare il cuore oltre barriere e resistenze
«Il processo di digitalizzazione delle imprese italiane ha vissuto durante questo “esperimento naturale” rappresentato dall’emergenza Covid-19 un periodo di accelerazione forzata – sottolinea Antonio Ghezzi, Direttore del nuovo Master in Digital Transformation del MIP Politecnico di Milano – che ha dimostrato da un lato le potenzialità dell’innovazione digitale anche a imprenditori e manager più scettici, ma ha anche amplificato dall’altro alcune delle criticità già note e che a oggi hanno purtroppo rallentato l’adozione del digitale nel nostro Paese. Nel periodo di accelerazione digitale forzata, le imprese nostrane sono state messe di fronte ad alcune forti evidenze, su molteplici livelli: a livello operativo, il digitale consente di non interrompere, e perfino gestire con maggior efficienza e sicurezza, i processi di business. A livello organizzativo, la digitalizzazione abilita – e nel contempo richiede – nuove modalità di organizzare e svolgere il lavoro: per questo si parla spesso di “Trasformazione Digitale”. Si pensi al tanto dibattuto “smart working”, spesso confuso col telelavoro e inviso a molti proprietari e manager avvezzi ad approcci di gestione e coordinamento tradizionali, e che ha tuttavia consentito di mantenere viva l’attività lavorativa in questa nuova normalità, generando nuove forme di collaborazione e interazione; e all’emergere di nuove competenze e skills che richiedono alle persone, a tutti i livelli, di intraprendere una vera e propria alfabetizzazione digitale che consenta un utilizzo corretto degli strumenti e degli ambienti virtuali che la tecnologia porta con sé».
7. Finance, indispensabili certezza della legalità e Pa efficiente
«Lo shutdown legato al coronavirus ha colpito l’Italia nel momento sbagliato, in un quadro già “debole”- ragiona Giancarlo Giudici, professore associato di Corporate Finance del MIP Politecnico di Milano – in questa situazione, il primo compito non può che essere quello di accompagnare le imprese, soprattutto le Pmi, nell’assicurare condizioni di sicurezza per i lavoratori e per tutti gli stakeholder. Alcuni settori sono stati penalizzati più di altri e solo nel medio termine potranno tornare a breakeven (turismo, trasporti, ristoranti); altri hanno visto un radicale mutamento delle “regole del gioco” (da “sport di squadra” a “sport individuali”). Purtroppo scontiamo la solita inefficienza della Pubblica Amministrazione e la conflittualità politica. Ci sono un sacco di riforme a costo quasi-zero che possono essere implementate per l’occasione: digitalizzazione, efficienza della Pubblica Amministrazione, educazione finanziaria, certezza della legalità e del diritto commerciale».