L’Associazione Nazionale Costruttori Edili (ANCE) ha recentemente espresso le proprie perplessità in merito ai livelli raggiunti dall’arrivo del Superbonus 110%. La mancata affermazione del processo risente di molti fattori, tra cui le difficoltà burocratiche, tanto che, tra le note, si prospetta un prolungamento del bonus, all’interno del Recovery Plan.
I dati sull’accesso al bando
Secondo i dati al 22 febbraio gli interventi realizzati sono giunti a quota 500 milioni mentre i nuovi cantieri aperti a 4.400, ben lontani dalle previsioni ottimistiche dell’ente (a seguito del decreto Rilancio 34 del maggio 2020), stimando una serie di investimenti aggiuntivi per sei miliardi nelle costruzioni con un impatto sul Pil di 21 miliardi nel 2021. Secondo i “costruttori” questo «strumento strategico per lo sviluppo e per l’attuazione di un programma concreto di riqualificazione del patrimonio edilizio italiano» risente del complesso quadro normativo, burocratico e degli adempimenti necessari, che rallenta inevitabilmente l’affermazione del finanziamento.
La proroga ai finanziamenti
Sulla scia di queste critiche, la possibilità di una proroga sino al 2023 si fa sempre più concreta, come si evincerebbe dalle ultime schede tecniche inserite nel Recovery Plan inviate alle commissioni parlamentari, con maggior dettagli sulle voci che potranno essere finanziate e gli ambiti. La proroga tuttavia risulta ad oggi ancora una ipotesi, mentre ha destato perplessità l’utilizzo della lingua inglese nelle note al documento con la proposta di proroga.
Il commento di Gabriele Buia (Ance)
Gabriele Buia, presidente Ance: «Mantenendo l’attuale trend si stima un ammontare annuo di investimenti inferiore ai 6 miliardi inizialmente previsti. Le iniziative sono infatti rallentate, e rischiano poi di essere bloccate, dall’incertezza sulla durata dei benefici e da alcune lungaggini burocratiche. È quindi necessario decidere oggi la proroga del Superbonus, nell’attuale impostazione, quantomeno fino a fine 2023, nell’ambito del Recovery plan. Con il piano attuale nel 2026 arriveremmo a spendere soltanto il 48% delle risorse stanziate per le costruzioni».