Il Rapporto Mal’Aria 2021, stilato da Legambiente, mantiene alta la preoccupazione per le condizioni atmosferiche nelle conurbazioni italiane. A causa dello smog dovuto prevalentemente all’elevato traffico che ancora incombe sulle strade nazionali, l’aria non risulta qualitativamente pulita, diventando causa concatenante nella formazione di malattie e, in ultimo stadio, nei decessi dovuti alle complicazioni.
La (nefasta) classifica
Trentacinque città italiane sono andate oltre la soglia ammessa dall’Unione Europea sul limite massimo di emissioni di PM10 (le polveri sottili nocive, ovvero il “particolato”, cioè l’insieme delle particelle atmosferiche solide e liquide sospese in aria ambiente con un diametro aerodinamico inferiore o uguale ai 10 micrometri µm) superabili per non più di un mese durante l’anno solare. In testa all’elenco Torino, che nel 2020 è rimasta superiore alla soglia di guardia per 98 giorni, con l’aggravante di una media annuale delle polveri sottili rilevate pari ai 35 microgrammi per metro cubo di PM10, pari a 15 unità in più rispetto a quanto ammesso dalla direttiva dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Subito sotto al podio di quest’ultimo indicatore troviamo tre città, ovvero Milano, Padova e Rovigo, rappresentando quindi una situazione gravosa e diffusa lungo tutta la Pianura Padana.
Il trasporto su ruota
Secondo i dati Ispra 2021 nel loro “Focus Trasporti su Strada” analizzando il 2019, si registra un incremento delle emissioni del gas serra del 3,9% rispetto al 1990, ovvero il 92,6% delle emissioni del settore dei trasporti in totale ed il 23,4% delle emissioni nazionali di CO2 equivalenti. Principali “colpevoli” le auto, responsabili del 69% dei gas serra, seguite dal trasporto delle merci al 25%. Solo il 3% invece è dovuto all’insieme di motocicli e autobus.
Le indicazioni europee
Per contrastare il fenomeno, l’Unione Europea ha fornito numerose direttive. Su tutti spicca il progetto “Fit for 55”, che si articola in una serie di punti quali: la riduzione del 55% delle emissioni delle automobili entro il 2030 e del 50% delle emissioni dei furgoni entro il 2030, nonché l’obiettivo delle “zero emissioni” nelle auto di nuova generazione entro il 2035. Un insieme di azioni concrete, volte a contrastare la crisi climatica attraverso il taglio delle emissioni di CO2 di automobili e furgoni nuovi per poter rendere in futuro l’aria Europea migliore. E sempre da Bruxelles arriva l’indicazione più chiara per poter raggiungere questo obiettivo, ovvero l’installazione di colonnine di ricarica elettrica in numero sufficiente da permetterne l’uso e, tra le altre cose, anche l’obbligo per almeno lo 0,7% degli aerei jet di alimentarsi con idrogeno verde entro il 2030, unita ad una tassa sui combustibili per le compagnie aeree.
Le proposte di Legambiente
Legambiente dal canto suo propone quindi un pianto per la realizzazione delle “Clean City”. A cominciare dall’aumento del trasporto pubblico o su altri mezzi condivisi, ovvero il bike sharing nonché un aumento dei mezzi pubblici locali elettrici, puntando quindi su una riforma dell’occupazione delle strade pubbliche tutelando maggiormente non solo i mezzi pubblici con apposite corsie preferenziali ma anche ciclisti e pedoni aumentando le piste ciclabili e le zone esclusivamente pedonali. Un piano di rigenerazione urbana volto inoltre ad aumentare la sicurezza stradale. A conclusione del quadro e per recuperare i fondi necessari agli investimenti, l’associazione ambientalista ritiene sia necessario sospendere gli incentivi per l’acquisto di nuove auto non performanti a livello di inquinamento, convogliando quindi gli investimenti nella progettazione delle Clean City.