Prosegue il nostro viaggio lungo la Provincia di Bergamo, alla riscoperta di episodi virtuosi.
Oggi trattiamo il Comune di Oltre il Colle, promotore di un progetto di Rigenerazione Urbana dell’ex area sciistica “Arera 1600”, che si svilupperà in alcuni interventi di ristrutturazione, demolizione e ricostruzione a favore della valorizzazione del comprensorio montano.
Il luogo
La località, al centro delle Orobie e in prossimità del passo Zambla, è posta in comunicazione con la Val Seriana, la Val Brembana, la Val del Riso e la Valle Serina. Composta da tre borgate, ovvero Zambla Alta, Zambla Bassa e Zorzone, nonché il capoluogo, ricomprende nel suo territorio quattro cime oltre i duemila metri, quali l’Arera, il Menna, il Grem e l’Alben. Un patrimonio essenziale per il turismo, a livello escursionistico e per le attività sportive invernali. E dalle vaste possibilità, permettendo di valorizzare l’area Wilderness della Val Parina, la più vasta della bergamasca e della Lombardia, compresa tra i Comuni di Oltre il Colle, punto di accesso, Dossena e Serina.
I sentieri
Nello specifico, l’area che corrisponde alla vecchia stazione sciistica, si trova in un punto di incrocio tra i vari sentieri che portano alla vetta del Monte Arera, il Sentiero dei Fiori e il percorso verso la monumentale Cattedrale Vegetale. La struttura in sé è dismessa dagli anni Ottanta ed è costituita da una serie di piloni in cemento armato, con la seggiovia che dal Rifugio Capanna posto a 1.600 metri può portare i turisti fino alla vetta di 2.000 metri. Il progetto in sintesi si comporrà di due fasi, ovvero una di recupero dello spazio ricettivo, con un mini-ostello di montagna che possa svolgere un’attività di accoglienza e soggiorno, nonché di una parte espositiva, imperniata sul Sentiero dei Fiori e quindi naturalistico.
Di questa nuova e interessante iniziativa ne parliamo con l’architetto Silvano Zanoli.
Che storia turistica ha avuto il Monte Arera?
«Le informazioni che abbiamo recuperato nel nostro studio dimostrano che effettivamente la zona era molto frequentata, ma che negli anni Novanta ha cominciato a decadere a causa dei problemi legati all’innevamento e del reperimento dell’acqua. Era impossibile costruire degli impianti adatti a raccogliere l’acqua per sparare la necessaria neve artificiale, a causa del profilo della montagna, per cui la stessa finì per essere abbandonata».
Cosa ha permesso di cambiare visione?
«Il posto è incantevole, con un panorama di 360 gradi. Nelle giornate di bel tempo è un posto unico. Ma oltre a questo, abbiamo scoperto durante i nostri sopralluoghi nel 2021 (nonostante le restrizioni a causa della Pandemia e il clima avverso) che comunque una marea di gente, con scii e ciaspole, transitava a piedi davanti alle strutture abbandonate per proseguire verso i vari luoghi di esplorazione. Questo ci ha portato quindi a pensare che “Arera 1600” come tappa intermedia ha un suo ruolo naturale, da trasformare e rimettere in funzione e a disposizione della comunità, valorizzandola con un progetto».
A che punto è il progetto?
«Il progetto definitivo esecutivo è stato validato da Regione Lombardia nel 2023. Cn questo, riteniamo che sia necessario investire le risorse che ci hanno finanziato partendo dalla ristrutturazione della stazione sciistica come museo. Un progetto, finanziato per 575.000, che ricomprende inoltre la demolizione di tutte le altre strutture preesistenti. Una nuova struttura polivalente ma anche ricettiva. Dove prima c’era il bar e il noleggio degli sci, dobbiamo comunque riportare questi servizi, compresa la ristorazione. Ad ogni modo il primo lotto si occuperò della realizzazione del museo e la messa in sicurezza dell’insieme. Cercheremo di portarci più avanti possibile. Attualmente le procedure amministrative e propedeutiche stanno volgendo al termine con gli affidamenti dei lavori, dovremmo avere la risposta entro maggio per la ditta incaricata dei lavori».
In che modo il Sentiero dei Fiori e Arera 1600 andranno a complimentarsi?
«Questa è una montagna che ha diversi percorsi turistici e alpinistici. Nella stagione primaverile, se il tempo lo consente, c’è tutta un’area caratteristica apprezzabile. La Cattedrale Vegetale è stata danneggiata dalle intemperie, ma ci auspichiamo tramite questo progetto di riportarla al suo splendore, dato che anche da questa abbiamo notato un flusso costante di turisti. L’ex impianto sciistico è un luogo centrale, dalla località Plassa ci va un’ora di camminata, mentre d’estate ci si arriva anche in macchina, da dove partire per i vari sentieri. È strategico».
Quale può essere il suo ruolo per il futuro?
«È un progetto che ha la caratteristica di rigenerare la passione per questi luoghi. La Sovraintendenza non a caso ha gradito molto il nostro progetto, poiché mette assieme sia l’aspetto di valorizzazione della montagna che il recupero di immobili. Probabilmente però per renderlo appieno bisognerà puntare anche sulle associazioni locali e l’Ente Parco delle Orobie Bergamasche e di altri soggetti che potrebbero fare la differenza per renderlo davvero centrale trovando le sinergie. Può diventare un progetto pilota».