Come in altre occasioni, la consulenza di Briane non si accompagna solamente a progetti di edilizia per la costruzione di nuove strutture. Particolarmente importante è anche la valorizzazione culturale e turistica, specialmente nel territorio bergamasco. Una mission che conferma il forte legame di Briane con il territorio e la sua eredità culturale. Ne sono un esempio i progetti di Gromo e di Dossena (come avrete avuto modo di leggere nei nostri precedenti articoli), frutto di una partnership con le associazioni locali dedicate alla salvaguardia dei nostri patrimoni. Tra questi, uno dei siti più importanti che merita una maggiore diffusione, è la cappella Suardi presso Trescore Balneario, di cui vogliamo raccontarvi il valore artistico.
L’oratorio ha una semplice architettura rustica a base rettangolare, con copertura a falde spioventi, in legno, sorretta da travetti a vista e una piccola abside semicircolare, attorno alla quale si trovavano già alcuni modesti affreschi. Gli affreschi si dispiegano su tre pareti, al di sopra di un alto zoccolo, e sul soffitto, tra le travi, e rappresentano un complesso programma iconografico sul tema della Redenzione e della Fede, incarnata dalle vite delle sante (Barbara, Brigida, Maria Maddalena e Caterina d’Alessandria). Il soffitto venne affrescato con un finto pergolato, su uno sfondo azzurro molto luminoso, usando le reali travi lignee della copertura, tra le quali giocano dei vivaci putti vendemmianti, tra cartigli con passi biblici e della liturgia legata alla tematica della vigna e del vino in rapporto all’eucaristia. Nella controfacciata si vedono le Storie delle sante Caterina e Maddalena e nelle due pareti laterali le Storie di santa Brigida e le Storie di santa Barbara; nel complesso il programma iconografico è la celebrazione della vittoria di Cristo sul male, annunciato dai profeti e dalle sibille, garantita e confermata dalla vita dai santi. La parete nord, la più spettacolare, riunisce su una superficie continua e in un’unica composizione due temi diversi, leggibili autonomamente, ideati con una straordinaria immaginazione inventiva. Al centro della parete si staglia una monumentale figura di Cristo a braccia distese, con ai piedi le figure oranti dei committenti Suardi: Battista, sua moglie Orsolina e sua sorella Paolina. Sopra di lui, in una tabella, è riportato, tra la scritta dedicatoria (oggi leggibile solo in parte, con i committenti, il nome del pittore e l’anno), un passo del Vangelo a lettere dorate, in cui si ricorda la vite: “Ego sum vitis vos palmites”. Si tratta della chiave di lettura dell’intero programma, intesa come continuità tra Cristo e la Chiesa, in chiara polemica anti-luterana, con l’esaltazione del valore delle opere di bene nelle storie delle sante.
Lo stesso Cristo è infatti raffigurato come una miracolosa vite, i cui rami escono dalle sue dita e vanno a formare, nel registro superiore, una serie di dieci clipei dove, come frutti, sono raffigurati i santi e i Dottori della Chiesa. Alle due estremità si riconoscono i santi Girolamo e Ambrogio, ai quali alcuni vendemmiatori, muniti di scale e roncole, cercano di avvicinarsi per tagliare i tralci della vite, ma sono ricacciati indietro, e cadono nel vuoto. Essi simboleggiano degli eretici, che attentano a Cristo con le loro “false dottrine”: alcune iscrizioni ne ricordano il nome, attingendo spesso a personaggi storici. Ai lati di Cristo si dispiegano, lungo una serie di edifici e di squarci paesaggistici, le Storie di santa Barbara, dalla sua conversione al Cristianesimo al martirio.
Da sinistra si vede Barbara, martire vissuta a Nicomedia al tempo degli imperatori Massimiano e Diocleziano, che viene chiusa dal perfido padre in una torre cilindrica (da cui deriva il tipico attributo della santa) in costruzione, a difesa dai troppi pretendenti. Lì invece la visita un eremita che la istruisce sulla fede cristiana, finché essa chiede il battesimo e rifiuta l’idolatria pagana. Al ritorno a casa della donna, la sua scelta religiosa viene scoperta dal padre che, su tutte le furie, tenta di ucciderla con la spada. La santa fugge allora sui monti e si nasconde tra i cespugli, dove però un pastore la tradisce, facendola ritrovare e trascinare per i capelli davanti al pretore. Egli ne ordina la flagellazione e la tortura con martelli a testa in giù. Viene poi rinchiusa in carcere, dove Cristo la visita e la risana. A destra del Cristo centrale riprendono le storie, con la fanciulla di nuovo davanti al pretore, che la fa appendere per le braccia e tormentare con torce. Denudata, amputata delle mammelle e svergognata, viene protetta con un telo bianco da un angelo e poi trascinata per la città, in mezzo a una folla curiosa, proprio nella piazza del mercato. Alla fine, sullo sfondo, si vede la conclusione della vicenda con il padre che esegue la condanna a morte della figlia per decapitazione, venendo poi punito dall’incendio che improvvisamente lo divora. La parete di destra (sud) è occupata da tre riquadri con le Storie di santa Brigida, separate dall’intrusione nelle pareti dell’oratorio dell’ingresso e di due finestre; ognuna delle scene contiene diversi episodi della vita della santa, unite da un finto muro continuo sul quale si aprono dei tondi, da dove si affacciano profeti e sibille: David, la Sibilla Eritrea, Isaia, la Sibilla Samia, Geremia, la Sibilla Delfica, Ezechiele, la Sibilla Cimmeria, Michea, la Sibilla Ellespontica. Sopra queste immagini i cartigli sono ancora ben leggibili. Quando Brigida, santa irlandese del VI secolo, prese i voti di monaca, si rinverdì miracolosamente un legno: la scena è raffigurata nel primo riquadro, che si apre verso l’esterno tramite una parete semicrollata; fuori si vede la santa che distribuisce pane ai poveri, alla presenza della famiglia del committente: Maffeo Suardi e i suoi famigliari, uomini donne e bambini. Nella chiesetta dipinta, sull’altare, è raffigurata una natura morta composta di oggetti sacri, forse un ricordo della Messa di Bolsena di Raffaello.Il secondo riquadro è ambientato in campagna, dove la santa dispensa vivande ai bisognosi, trasforma l’acqua in birra, guarisce un cieco, allontana un uragano, dissecca un albero e ammansisce un cinghiale. Il terzo e ultimo riquadro è ambientato in una città e mostra altre attività eccezionali o insolite di Brigida, quali la divisione di un vaso per tre lebbrosi, o il salvataggio di un uomo condannato a morte sostituendolo con la sua ombra.
Una rarità, una testimonianza rinascimentale di primaria importanza per il territorio bergamasco, frutto della scuola veneziana e derivato dal controllo della Serenissima. Il ciclo di affreschi di Lorenzo Lotto ha visto la luce grazie al mecenatismo della famiglia Suardi, promotori come accaduto per molte altre famiglie italiane, di prestigiose opere d’arti che risaltassero i propri domini. Una ricchezza che, ereditata secoli dopo dalla comunità, deve essere difesa e preservata. Come avremo modo di occuparci prossimamente, Briane è in prima fila nei processi di tutela del patrimonio artistico, tramite strumenti tecnologici all’avanguardia.