La soddisfazione di poter aprire il riscaldamento con l’arrivo dei primi freddi collide con il puntualissimo arrivo delle prime bollette. Le sorprese sono spesso amare, non rintracciando una correlazione tra i consumi effettivi e la cifra richiesta dal gestore. Non bisogna dimenticare tuttavia, come ricorda ARERA (Autorità di regolazione per energia reti e ambiente), che il prezzo di una bolletta è composto al 59,2% dalla materia energetica in sé, per il 17,5% dal trasporto e dalla gestione, per il 12,6% dalle imposte e per il 10,7% dagli oneri di sistema. Di cosa si trattano?
Il valore dell’energia
La spesa della materia energetica è quantificata dagli importi fatturati relativamente alle spese totali affrontate dal venditore per fornire l’energia elettrica al cliente. Quindi si tratta del costo di acquisto dell’energia elettrica in sé, nonché di quella che, a causa di perdite lungo il tragitto o per vari motivi, non raggiungono il cliente né risultano utilizzabili. Una quantificazione che tiene conto inoltre del dispacciamento, ovvero il costo del servizio che garantisce l’equilibrio tra l’energia immessa nelle reti elettriche e l’energia che viene prelevata dai clienti, e della perequazione, riferita al prezzo dell’energia di base e al dispacciamento, che serve a garantire che i due valori equivalgano effettivamente ai costi sostenuti per fornire l’energia. Insomma, la perequazione valuta che il prezzo dell’energia e i costi dovuti al dispacciamento siano effettivamente quelli sostenuti nel processo di fornitura, conteggiati su base trimestrale.
In questo ambito è possibile far rientrare anche la spesa di commercializzazione. Questi sono i costi fissi sostenuti dal gestore per svolgere la propria attività commerciale di base. Anche qui è considerato il dispacciamento, come differenza tra gli importi versati nel complesso in questa attività e i costi di gestione che vengono riconosciuti alle imprese di vendita in regime di tutela. Per completezza ricordiamo che il servizio di tutela garantisce al consumatore l’erogazione di energia elettrica e gas alle condizioni economiche e contrattuali stabilite ARERA in contrapposizione alle tariffe del mercato libero.
Le tasse correlate
Se le spese per la materia prima sono logiche, gli oneri di sistema e le imposte sono invece di non immediata comprensione.
Partendo dalle imposte, c’è da considerare l’accisa, ovvero quanto dovuto per il consumo ai fornitori in base alla quantità di energia consumata, e l’iva come imposta sul valore aggiunto sull’importo totale della bolletta (10% sulle utenze domestiche, 22% su quelle non domestiche salvo eccezioni). È pur vero tuttavia che i clienti domestici con una potenza al di sotto dei 3 kW godono di aliquote agevolate per la fornitura nell’abitazione di residenza anagrafica. A questi si aggiungono però gli oneri di sistema, ovvero gli importi fatturati per la copertura dei costi relativi alle attività di “interesse generale” di tutti i clienti finali del servizio elettrico. Questi sono composti dagli oneri generali relativi al sostegno delle energie da fonti rinnovabili e alla cogenerazione CIP 6/92, definiti Asos, e dagli oneri per la messa in sicurezza del nucleare, per la promozione e la compensazione territoriale, definiti Arim. Infine, non bisogna dimenticare le spere per il trasporto e la gestione dei contatori.
Non dimentichiamo, a conclusione, che in alcune bollette è presente anche la voce per il Canone di abbonamento alla televisione (impropriamente detto Canone RAI) dovuto per l’anno in corso.