Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, nella propria politica di rilancio nazionale, punterà anche alle realtà interne e rurali. Il PNRR infatti prevede, all’interno della Missione “Digitalizzazione, Innovazione, Competitività, Cultura e Turismo”, un piano di ristrutturazione degli edifici storici rurali dedicato alla rivitalizzazione delle zone periferiche e di campagna, in un’ottica di tutela e valorizzazione di queste realtà considerate più periferiche, per una cifra di 2,72 miliardi di euro.
L’occasione di rilancio
La ristrutturazione dei casolari, palazzi, torrette ed edifici abbandonati o degradati, che costellano in gran numero le valli e i colli nazionali, potrebbe essere un’occasione di rilancio dei territori abbandonati generando lavoro e offrendo nuove possibilità, livellando le differenze tra regione e regione, permettendo un nuovo afflusso di turisti nelle zone lasciate in disparte rispetto alle altre grandi città, migliorando l’immagine stessa del paesaggio (e aumentando effettivamente il valore degli immobili anche in queste zone rendendole appetibili) nonché permettendo la valorizzazione dei prodotti locali, mantenendo vive le tradizioni di artigianato e agroalimentari del territorio, in un paese che offre una ricchezza unica al mondo nella sua pluralità.
I fondi per il recupero dell’entroterra
Entro giugno 2022 è previsto un decreto del ministero della Cultura che assegnerà le risorse ai singoli interventi, con l’obiettivo di raggiungere nel dicembre 2025 la quota di 3.000 progetti effettuati con ulteriori 900 in corso. Numeri impegnativi che però coincidono con il possibile bacino di interventi. Il costante abbandono del territorio nel corso dei decenni ha generato la perdita di numerose attività, tradizioni e prodotti che risultano oggi ricercati e apprezzati (poiché spesso bio ed eco-compatibili), dislivelli tra i territori, ma soprattutto la mancanza di presidi territoriali, utili e fondamentali nella lotta al dissesto idro-gelogico, alla conservazione dell’ambiente e delle realtà locali.
Possibilità d’intervento
E di strutture ce ne sono molte, frutto di questa “fuga” costante dalla campagna, lasciate abbandonate a sé stesse. Il bacino di iniziative a disposizione di privati e pubblica amministrazione è quindi notevole (non solo in chiave di presidio, recupero e tutela ambientale, ma anche per il rilancio dei flussi turistici), restituendo alla collettività un patrimonio edilizio al momento non utilizzato e inaccessibile al pubblico. Una ricchezza comunque già presente sul territorio, senza la necessità di inventare e trovare nuovi spazi, usando una base già presente e ripristinandola in costi ragionevoli intervenendo strutturalmente solo sul restauro e nella rivalutazione eco-sostenibile, migliorandole inoltre sotto l’aspetto dell’efficientamento energetico preservandone la ricchezza storico-architettonica. Insomma la possibilità di rimettere a sistema in uso un nuovo gioiellino in dotazione alla comunità, reinserito in un tessuto economico e sociale, valorizzandone le peculiarità e assicurandone l’aspetto ecologico ed energetico.