La rigenerazione ambientale nelle città è una delle grandi prospettive delle città italiane.
La mission comunitaria
Il verde nelle metropoli non è solo un bel colpo da vedere, un biglietto da visita, un ombrello d’ombra per gli anziani nonché un’oasi d’ossigeno, ma è una necessità per il futuro del Vecchio Continente. E ad evidenziarlo è la Strategia Europea per la Biodiversità con orizzonte il 2030. Facendo proprie le decisioni prese dal G20 di Roma e della COP26 di Glasgow, il tema della nursery degli alberi e del rimboscamento è considerato una tappa fondamentale per il ripristino degli ecosistemi europei, ognuno con le proprie diversità. Insieme alla nobile missione per la rinascita degli habitat, c’è inoltre un obiettivo commerciale fondamentale, quale il raggiungimento della neutralità rispetto alle emissioni da fonti fossili entro il 2050.
I vantaggi e gli obiettivi
La Commissione Europea, pertanto, ha proclamato una imponente campagna di nursery: piantare almeno 3 miliardi di alberi supplementari entro il 2030 per ogni Stato membro. Inoltre c’è un’ulteriore richiesta, destinata alle città europee con almeno 20.000 abitanti. Che consiste la formulazione di un piano di “inverdimento urbano”, che possa fornire le grandi metropoli d’Europa di propri imponenti polmoni verdi. Una plurima soluzione. La presenza delle foreste urbane permette di ridistribuire l’eccesso idrico che si genera con i sempre più frequenti temporali alluvionali, di mitigare il calore dei centri urbani, di fornire spazi di socializzazione soprattutto per anziani e bambini in posti sicuri all’aperto e fare attività sportiva. È evidente l’importanza per il miglioramento della qualità della vita delle persone, rigenerandosi dallo stress e generando un vantaggio psicofisico, in accordo anche da quanto dichiarato dall’OMS.
Il mantenimento del progetto
La riqualificazione estetica e sociale delle città ha poi un valore economico, permettendo di aumentare il valore immobiliare di una zona. Ma il vero focus è il miglioramento dell’aria, con lo scopo di intrappolare lo smog e di rigenerare aria pulita. Oltre a questo si sosterrebbe la salvaguardia della biodiversità europea. Una svolta sempre più impellente, se consideriamo che il consumo del suolo non è rallentato nemmeno nel 2020 in piena pandemia, con un ritmo di oltre 50 chilometri quadrati l’anno di suolo consumato, sia a discapito degli ettari agricoli che delle aree verdi (fonte Rapporto SNPA “Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici”). Un obiettivo che sicuramente richiede ingenti sforzi. Non è sufficiente piantare alberi e creare nuovi spazi verdi, serve prendersene cura in maniera continuativa dopo la messa a dimora. A tale proposito l’associazione Asvis, nel suo studio “Goal 11 Rigenerazione Urbana”, propone di pianificare tutto il processo, dalla selezione dei vivaisti, degli enti che si occuperanno della nursery e della cura delle piante, passando alla promozione della buona pratica, coinvolgendo associazioni culturali e pubblicizzando i comportamenti più salubri e corretti.